AUSTRALOPITHECUS SAPIENS
SAPIENS
Mi muovo qui, in assenza di
tempo,
scostando i rami per cogliere
i frutti,
e uova e nidi e poi di tanto
in tanto
scimmie minori, quando ci
riusciamo,
da spartire con le femmine a
terra.
Non prendo mai più di quanto
mi serve.
Ogni tanto, poi, mi fermo su
un ramo,
e il mio sguardo sereno si
distende
sopra l’immensa cupola
smeraldo
fresca e pulita di recente
pioggia,
e al richiamo gioioso degli
uccelli,
a questo soffio gentile di
dentro,
io mi domando se esiste
davvero,
se ciò che alcuni chiamano la
morte
non abbia regno che
sull’apparenza,
e non sia solo un mutare di
forme,
dal minerale al vegetale e
oltre
poi, tutto daccapo, e tutto di
nuovo,
col cuore in gola, affannato e
felice,
questo scendere e salire dal
ramo
che non si spezza e che non
avvizzisce,
la mammella sempre verde di
latte
che non distingue tra figli e
figliastri.
Ignoro tutto, a parte la
foresta.
Così mi pare di sapere tutto
quello che esiste da sapere al
mondo,
soltanto gli alberi, i
ruscelli, i sassi,
tutta la vita che ci nuota
dentro,
che vola, striscia o canta nel
mattino,
e che non chiede null’altro
che vita.
Questo io so che è la cosa
giusta.
Se esiste un altro mondo, è
sbagliato.
(inedita)
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