GLI IBIS
Lo schiavo sudanese del porto
di Massilia, sfinito dai pesi
e dalla sferza, vede calare
dall’oneraria un mazzo convulso
di ali e becchi nella rete,
e sono atrocemente,
fra le risate della ciurma,
ibis rossi della Nubia.
Per gli eleganti horti dei capi
trascinati fin qui.
Lui che li vide accendersi
nei canali, e volare sui loti
e le canne in lente
file al crepuscolo, o intuìti
altissimi sulla savana, numi
in quella terra felice.
Aveva forse dieci anni.
Quella gran polvere all’orizzonte.
Chi diceva antilopi dalla Libia,
invece apparvero le coorti numide
che l’avrebbero preso.
da Tutte le poesie, Europa Edizioni, 2o19
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