RAPIDO FUGGE IL TEMPO
«Rapido fugge il tempo…» così canta
il poeta e si
tormenta,
furtiva giunge
l’alba
e ferisce la
notte «dalle labbra
l’anima mia si
sporge nel respiro
a cercare la
tua…»
II
«Ah, poesia, ti
dilegui
nel vento che
sussurra alla finestra
di questa casa
nuova,
poesia, perché
non segui
più i miei passi?
mi metti
forse alla prova?
oppure qui ti presti
agli inganni ai
misteri
dell’amore che
assalta
ai suoi furtivi
sortilegi e affanni?»
III
Tu non sei dolce
non sei remissiva,
poesia, ma sei la
luce
che scende fra le
torri e sulle prime
tenere foglie,
l’ombra
nutrita di
silenzio;
sei la coppia di
rondini che zirla
allegrezza a
primalba
e l’ombra del
gabbiano
che nel giovane
vento ne minaccia
il volo, se,
poesia, tu non sei dolce
e non sei
remissiva
ma riflessiva e
attenta
alla mia pena
perché ora vacilli
o minacci o mi
assilli?
IV
Hai detto «la
poesia mi sta lasciando
solo, come un
amore
troppo timido, un
tiepido
slancio di giorni
stanchi…» però se
le parole che
graffiano
il buio
confidenti non smarriscono
quelle piccole
chiare
verità che non
chiedono clamore
ma silenzio e se
sono
luce alla notte
che ci incalza –
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