venerdì 12 settembre 2025

Gianfranco Palmery

 

TASSO ALL’ASILO DI SANT’ANNA

 

                               UN RITRATTO

 

 

Presso il letto, seduto – la sua smania, fiamma

che sordamente lo consuma, o la calma

stupefatta: i capelli viperei, alle tempie

la rasoiata del tempo; aridi o ardenti

gli occhi, ormai sempre offuscati, senza

più il fuoco dell’immagine, le lenti

inutili, o quasi; ma insieme ai fulvi

funerei baffi completano un’aria curialesca

 

inquisitoria – che è suprema ironia

per un ritirato dal mondo che interroga

soltanto il suo riflesso, con fatica

come in un appannato corroso specchio,

mentre porta lento alle labbra una mielata

tazza, la tiepida pozione, cura

per l’improvviso raffreddore – con le sue amate

gatte all’intorno: così si figura...

 

Sui cinquant’anni, se Dio li abbandona

o lo abbandonano loro, ammattiscono

tanti poeti – per dire che escono

fuori di sé, definitivamente. – Il dèmone

familiare imperversa, prende

il sopravvento, oppure si nasconde, scompare,

e se chiamato tace, beffardo irride

con la sua assenza, non risponde più.

 

Anche dietro una maschera austera, di savia

compostezza si cela questo vuoto

orrore – semplicemente non c’è

più nessuno: il padrone di casa è fuori,

partito – chissà quando, se mai tornerà.

E quello che si vede a piè del letto, intento

a vigilare l’immagine riflessa, è solo

il cane da guardia della sua infermità.

 

 

Da Il versipelle, Edizioni della Cometa, 1992

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