mercoledì 3 dicembre 2014

Francesco Dalessandro

LA GIOVINEZZA                                                             


La giovinezza passa presto
e quando si vorrebbe che tornasse – 
e con essa l’amore – è troppo tardi:   
scopri i primi capelli
bianchi e sai che non serve
tingerli né strapparli
uno ad uno, o rifarsi
il viso per nascondere le rughe.
Perciò finché fiorisce
approfittane! Goditela la tua
giovinezza, non perderla. 
Non farti lusingare 
da qualche gioiello
che un vecchio spasimante
ricco t’infila al dito 
o lega al braccio e al collo. 
I frutti dolci
godine dell’amore. Chi da sola
dorme fredda e nessun
uomo la vuole di pietre preziose 
e gemme non 
sa che farsene. Tu 
hai chi ti ama 
e amaramente piange 
la tua incostanza: non 
vantartene. 
                         
“Prometti di venire 
ma poi non tieni fede
alla promessa e io passo la notte 
nell’angoscia tra mille tormenti
odiandoti ed amandoti 
allo stesso momento. 
Però basta qualcosa che si muove 
che il vento tocchi una foglia 
morta giù nel cortile 
per crederlo, quel piccolo rumore,
il suono dei tuoi passi
per farmi tremare”.
                                   Così
piange e ti prega. Non l’ascolti.
“Chi con uguale amore 
non ricambia il tuo amore” 
gli dico “più infelice 
e crudele amore dovrà piangere 
un giorno”. 
                      Cerco 
di fargli forza ma non serve. 
Potresti
mostrarti brutta senza trucco 
coi capelli arruffati dal sonno 
e trascurata ugualmente
lui t’amerebbe. Nessun
incanto l’ha stregato. La bellezza 
non ha bisogno di magie. L’aver
toccato il tuo corpo l’averti
baciata tanto e aver unito fianco 
su fianco gamba a gamba
intrecciando: ecco quale
male l’ha vinto! 
                             Per questo non farlo 
soffrire troppo e non chiedergli doni 
oltre tutto se stesso che ti dona
già pienamente. Fra 
le tue candide braccia 
stringilo contro il seno
che ti stringe tremando
timidamente e lingua contro lingua 
guizzando umidi baci dagli e coi
denti segnagli il collo…
Solo così è felice.

(Imitazione da Tibullo, Corpus tibullianum, I, 8)




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