lunedì 24 dicembre 2018

David Pujante


HIC ABUNDANT LEONES


I

I cartografi antichi,
disegnando le mappe della terra,
nelle regioni alte,
sulle ignote pianure inesplorate,
mettevano una frase:
“Hic abundant leones”.


II

Col passare degli anni
quando la vita con tratto deciso
cancella il nostro tempo di riserva
e la maturità ci rende inclini
a un finale di nostalgie inguaribili
e contro un’agonia di sterili bilanci,
per i vicoli oscuri dove siamo condotti,
la frontiera impalpabile di questo lato d’ombre,
non restano che frasi come quella
dei cartografi medievali:
“Hic abundant leones”.


III

Di formule così,
noi, gli umani, nutriamo la poesia;
la poesia, cioè niente di diverso
dell’offrire al linguaggio
la fragile occasione
di esprimersi su quello che ignoriamo.

“Hic abundant leones”
potrebbe essere anche
uno degli esorcismi che fondano la vita.

Perché cos’è poesia? e cos’è la vita?
Dire quel che ignoriamo,
sentire l’inspiegabile,
popolare il mistero di leoni.



Traduzione di Francesco Dalessandro

da La isla, Pre-textos Poesia, 2002

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