VORREI DIRTI L’IMBARAZZO
Vorrei
dirti l’imbarazzo di una povertà
che
non immaginavo.
Vincere
l’omertà del nascondimento,
dimenticare
il copione di sempre.
Non
resta che aspettare il dormiveglia,
per
ritornare agli odori perduti. Da lì
rieccoci
al crepuscolo: c’era tempo, ancora,
per
fingere il deserto inconsistente
dell’estate,
godere a tutti i costi
senza
sapere. Non credere alla morte
che
in un’ora occasionale. Ora invece i morti li contiamo,
immaginiamo
gli anni al loro doppio:
è
muta la parola del cemento,
ogni
creatura chiede un’attenzione nuova.
Ci
rimane sulla pelle appena l’infinita
grazia di
cercare.
da Terre aperte, italic, 2015
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