venerdì 21 giugno 2019

Francesco Petrarca


SONETTO CLXXXIX

Passa la nave mia colma d’oblio
per aspro mare, a mezza notte, il verno,
enfra Scilla e Caribdi; et al governo
siede ’l signore, anzi ’l nimico mio;

a ciascun remo un penser pronto e rio
che la tempesta e ’l fin par ch’abbi a scherno;
la vela rompe un vento umido, eterno
di sospir, di speranze e di desio;

pioggia di lagrimar, nebbia di sdegni
bagna e rallenta le già stanche sarte,
che son d’error con ignoranzia attorto.

Celansi i duo mei dolci usati segni;
morta fra l’onde è la ragion e l’arte:
tal ch’i’ ’ncomincio a desperar del porto.

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