mercoledì 26 giugno 2019

Onofrio Lopez


NEL SENSO DELLA PARABOLA
  

1.
L'origine della parabola
mio destino presunto
fu l'apparire d'un orizzonte astratto
al sole d'un intermezzo d'estate
nella piazza pretenziosa
dei loggiati ocra, dei lecci
e dei tigli di contorno
a un Arco trionfale
a una Porta cupa.

2.
La soglia sconnessa
che marcò il distacco del prima
dal dopo l'elessi a varco
abituale verso passioni
per molto tempo e oltre ignote
aggrumate in un fuoco geometrico,
il mio effe-zero.

3.
Una luce apatica
rendeva grigie le sagome
di noi adepti, blu le sere
consumate mescolando opinioni
risolute, nere di proclami bui
le azioni a venire, tinte
comunque labili per esuli
cresciuti a pane
e utopie incompiute.

4.
Certezze ardite
vergini di premonizioni
e inganni salivano
e scendevano scale in cerca
di verità tra vinti presunti,
scaldavano di giorno desideri
di visi di sguardi di odori,
di notte di amplessi pensati,
sonando brani di parole
andanti allegri.

5.
Fluttuavano leggere
pulsioni ataviche
su continenti galleggianti,
non so se modelli disumani
o miti o colpi di vento glaciale
da piattaforme lontane
dove bagliori imprevisti
beffavano i tracciatori di rotte
verso approdi perduti.

6.
Sulla mappa apocrifa
delle città ideali
riaffiorata da torri
di carte invecchiate
la direttrice del tempo
ha lasciato insolute le incognite
della linea curva
che ancora mi appartiene,
concava in basso
a raccogliere i riverberi
d'impegni d'amore bruciati
e d'idee di rivalsa.                 

7.
Ora, la velocità dei sogni
non accelera più improvvisa
e residua non muta i resti
dell'ultimo paradigma.
L'opera del caso ingravida
il senso della parabola
che fluisce, eco quasi muta
di esordi ed epiloghi,
tramestìo di messaggi postumi,
ripasso d'illusioni
diafane ribelli.
  
Firenze, 2018-2019



(inedita)

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