NEL
SENSO DELLA PARABOLA
1.
L'origine
della parabola
mio
destino presunto
fu
l'apparire d'un orizzonte astratto
al sole
d'un intermezzo d'estate
nella
piazza pretenziosa
dei
loggiati ocra, dei lecci
e dei tigli
di contorno
a un
Arco trionfale
a una
Porta cupa.
2.
La
soglia sconnessa
che
marcò il distacco del prima
dal dopo
l'elessi a varco
abituale
verso passioni
per
molto tempo e oltre ignote
aggrumate
in un fuoco geometrico,
il mio effe-zero.
3.
Una luce
apatica
rendeva
grigie le sagome
di noi
adepti, blu le sere
consumate
mescolando opinioni
risolute,
nere di proclami bui
le
azioni a venire, tinte
comunque
labili per esuli
cresciuti
a pane
e utopie
incompiute.
4.
Certezze
ardite
vergini
di premonizioni
e
inganni salivano
e
scendevano scale in cerca
di
verità tra vinti presunti,
scaldavano
di giorno desideri
di visi
di sguardi di odori,
di notte
di amplessi pensati,
sonando
brani di parole
andanti
allegri.
5.
Fluttuavano
leggere
pulsioni
ataviche
su
continenti galleggianti,
non so
se modelli disumani
o miti o
colpi di vento glaciale
da
piattaforme lontane
dove
bagliori imprevisti
beffavano
i tracciatori di rotte
verso
approdi perduti.
6.
Sulla
mappa apocrifa
delle
città ideali
riaffiorata
da torri
di carte
invecchiate
la
direttrice del tempo
ha
lasciato insolute le incognite
della
linea curva
che
ancora mi appartiene,
concava
in basso
a
raccogliere i riverberi
d'impegni
d'amore bruciati
e d'idee
di rivalsa.
7.
Ora, la
velocità dei sogni
non
accelera più improvvisa
e
residua non muta i resti
dell'ultimo
paradigma.
L'opera
del caso ingravida
il senso
della parabola
che
fluisce, eco quasi muta
di
esordi ed epiloghi,
tramestìo
di messaggi postumi,
ripasso
d'illusioni
diafane
ribelli.
Firenze,
2018-2019
(inedita)
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