AUTORITRATTO
La folgore che ha inciso a fuoco il tronco
della mia vita ha fatto sì che parte,
la più sorpresa, di essa, via volasse
tra luce e incandescenza, e l'altra fosse
un tronco oscuro radicato a terra.
Tra ciò che erra e ciò che qui rimane,
nutrito ancora dalle sue radici
- o di esse prigioniero? - si disserra
un celeste pensiero o un patto oscuro?
Che cosa hanno deciso? Io dove ero?
Da quale èarte è vòlto il mio viso?
Chi ascolto, il sorriso se nel fuoco
più struggente nasconde la sua fiamma?
Tra oscure fermezze e luninose
derive, io ne so ancora così poco.
Perplexus in aenigmate, direte.
Direi: nella perplessità enegmatico
se il viatico è quello della folgore.
Tutto il resto è uno statico consistere
in un luogo remoto perché certo,
luce nel fuoco, oggetto nel soggetto,
consunzione nel permanere. E' difficile
la lezione anche se necessario
è accettarne l'opzione. E' nell'aria
che ci chiama e ci aspetta quella stella.
E' la luce dell'angelo che ha fretta
di pentirsi dopo averci lasciato
soli nella via stretta del peccato?
Dovresti dirgli solo: "Ho amato
come se fossi sulla via retta".
31 dicembre '95
da Tra splendore e incandescenza, Pizzini Editore, 1996
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