venerdì 30 giugno 2023

George Gordon Byron

 ALLA CONTESSA DI BLESSINGTON

 

Mi hai chiesto pochi versi: che un poeta

li neghi sembra strano; solo il cuore

era la mia Ippocrène e i sentimenti

alla fonte si sono inariditi.

                                     

Oggi, fossi qual ero, canterei

quel che ha dipinto Lawrence così bene,

ma sulle labbra morirebbe il canto,

troppo tenue il motivo per il liuto.

 

Cenere c’è dove era fuoco un tempo,

e la poesia s’è spenta nel mio petto;

posso solo ammirare quel che amavo

e grigio è il cuore come le mie tempie.

 

Non la datano gli anni la mia vita,

ma ci sono momenti che da aratri

agiscono, nell’anima tracciando

solchi profondi come sulla fronte.

 

Lascia che aspiri gioventù e talento

a cantare quel che ora invano ammiro:

il dolore ha spezzato alla mia lira

l’unica corda degna di quel canto.


Traduzione di Francesco Dalessandro

da Il sogno e altri pezzi domestici, Il Labirinto, 2008

 

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