venerdì 4 marzo 2011

Camillo Fonte

ELEGIA

Ancora ti sorprendo e non so come
nella mia poca quiete, generata
dalla bassa marea, qui ricondotta
da secoli d’angustie.
                                    Dopo i gesti
abituali d’amore, l’espiazione del sonno
aspettavo. In un vuoto di memoria
fiorivano parole logorate dall’uso,
allora, e la mia mano
sopra la tua posavo: tu dormivi
sazia d’amore. Cara, il nostro darci
e prenderci è per noi l’ultimo danno,
volevo dirti. Poseremo il fianco
qui per l’ultima volta; lasceremo
questa riva e il suo mitico entroterra,
noi, gli umani. Altre parole
volevo dirti, non sapute, mai dette.
Nasceremo di nuovo? Conteremo
altre notti, una, due? Da lontano verrai
nella mia poca quiete, se il ritorno
mi sarà dato.
                        Come
non so dirti, ma l’ansia che il tuo viso,
dopo tanti anni, mi risveglia nasce
ancora da un dolore non estraneo, prezioso.


(inedita)



Camillo Fonte è nato il 1 giugno 1952 all’Aquila; vi è morto, di sua mano, il 21 giugno 1987. Era insegnante di lettere in un istituto tecnico per ragionieri. Poeta conosciuto appena in ambito locale, è del tutto inedito. Quest’elegia è tratta da un poema, L’isola, un’odissea riscritta modernamente, al quale egli stava lavorando al momento della morte e del quale la sola prima parte era conclusa; di una seconda, non restava che il progetto.







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