mercoledì 16 marzo 2011

Wisława Szymborska

IL GATTO IN UN APPARTAMENTO VUOTO


Morire - questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto
in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.


Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.


Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c'era qualcuno, c'era,
poi d'un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci.


In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani si è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Che altro si può fare.
Aspettare e dormire.


Che lui provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora
che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro
come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all'inizio niente salti né squittii.


Traduzione di Pietro Marchesani
da La gioia di scrivere (tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, 2010



8 commenti:

  1. la mia poesia preferita della Szymborska. la sua inarrivabile capacità di farsi gatto, rifiutare l'ineluttabile come una profonda offesa, fare proprio quel disprezzo altero che i felini sembrano mostrare di fronte allo sgarbo estremo dell'assenza. insuperabile scena di poesia, in cui ci sentiamo profondamente uniti, noi, la poetessa, il gatto. di fronte all'insondabile.


    annamaria ferramosca

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    1. Il gatto non c'entra, è solo lo "strumento" poetico per esprimere il dolore della perdita del compagno, il filosofo Kornel Filipowicz

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  2. Benché riconosco che, come dice la signora Ferramosca, i felini possano SEMBRARE di mostrare disprezzo di fronte allo sgarbo estremo dell'assenza della padrona, credo sia invece soltanto indifferenza che essi manifestano lì per lì, nell'occasione del ricongiungimento. Trovo la poesia poco convincente in base alla mia (considerevole) esperienza di gattofila, una serie di proiezioni in uno specchio un po' appannato, che riflette soltanto luoghi comuni e pii desideri.

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    1. Il gatto non c'entra, è solo lo "strumento" poetico per esprimere il dolore della perdita del compagno, il filosofo Kornel Filipowicz

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  3. Non so chi abbia ragione, se Annamaria o la nostra anonima lettrice. Mi piacerebbe che rispondesse ancora qualcuno che i gatti li ha.

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  4. A me pare che l'anonima lettrice non abbia capito la chiave in cui andrebbe letta la poesia che, certo, non vuole essere realistica. E' tutta una proiezione, si, l'immaginare una melanconia impossibile, ma non per questo meno simbolicamente vera. Forse, il problema che la metafora del gatto le ha causato è dovuto al fatto che un cane, sebbene anch'esso incapace di vero e proprio disprezzo, sarebbe invece capacissimo di soffrire di solitudine per l'assenza del padrone, ed i suoi salti al ritorno di quest'ultimo, irrefrenabili.

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  5. Il gatto non c'entra, è solo lo "strumento" poetico per esprimere il dolore della perdita del compagno, il filosofo Kornel Filipowicz

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  6. Mi sembra difficile che la signora che si definisce gattofila e con notevole esperienza di felini, ami i gatti. I gatti non sono indifferenti, amano e riconoscono chi li ama. Probabilmente è lei che non sa farsi amare da loro.

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