TRE POESIE DA “LE ONDE DELLA TERRA”
*
come salvare questa stirpe
chi penserà a lei
non ci sfiora il ricordo delle conifere
sotto la bocca tagliata del monte l’occhio
che indaga il volo del passero e del merlo
l’occhio che stana la volpe ogni vibrazione
ci fa tremare davanti a lui
che ammonisce molte ore prima della sciagura
gli abbiamo chiesto di tenersi al centro
per reggere l’urto e di procedere con calma
giacché la lentezza è il rito
che presiede il passaggio dell’epoca
*
tu conosci la gioia del filo d’erba
quando tutto è passato
non c’è alcun imbarco nessuna partenza
tutti i voli sono stati cancellati e non c’è tormento
nessuna verità d’uscita
il filo d’erba toccavo il fruscio delle palme toccavo
il pettirosso amico della vallata toccavo
il nido della rondine e il volo del vento toccavo
nell’ora del ginocchio contuso
nel cielo purissimo e denso di nuvola accanto
blu scuro e singhiozzo di luce nel cielo
quel sole in lui che è cielo
da lui svincolarsi ma sono così belli
cielo e nuvola oggi
*
niente ha fermato il giorno che calando
ha pronunciato qualcosa dopo la corsa
ho visto il ragazzo con il vento
e la magrezza della fame
sui gradini di casa e tutto intorno
il giardino splendeva attraversando
i vetri di una bussola la terrazza
dove terminava la corsa
con i limoni contati nelle mani
alcuni passarono in fretta
e furono gli anni di quel vago finire
di giovinezza
da La nascita, solo la nascita, Manni, 2009
bella, misteriosa
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