ELEGIA IV
Pura nella solitudine e nell’ora lenta, una donna
fa scivolare, con moto di albero o di grido amoroso,
dolce, lungo le braccia innalzate, la tunica. Mentre
già brilla il busto segreto, in alto, prigioniera del lino
rimane la testa. Un attimo o due. Ah! Basta per rompere
foscamente il legame fra la bella e questo
timido giugno che da lei attendeva, nuda nell’onda,
gioia ed impulso fluviale per farsi perfetto? È bastato
dato che tu, imponderabile cosa di oro e di sguardo,
testa, fiore dritto, ne sorgi indecisa – come temendo
il nulla del silenzio ora, complice fausto di prima?
Un cuculo canta d’improvviso, innocente.
Lei sorride. Torna a scorrere il sangue giovane del mondo,
salta, brusco, come la magnifica, e corre avanti nel tempo
verso soli più maturi – e lei nuota, oh ritmo!
verso l’estate eccessiva – lei e i miei occhi e gli dèi!
Traduzione di Giuseppe E. Sansone
da Elegie di Bierville, Einaudi, 1977
Solo a distanza di qualche anno mi imbatto nel tuo bellissimo blog.
RispondiEliminaCarles Riba, un grande che pochi da noi conoscono. Grazie per questa perla! Io possiedo la rara antologia della Poesia catalana del '900 ma questa manca...