ELEGIA IX
Arde la fiamma d’autunno dal rustico focolare socievole,
crepita e splende alla svelta, con un brusio, dai rami secchi.
Questa sera mi rende più lieto; prima che la fascina
si riduca carbone, affondi sotto la cenere,
verrà la cara ragazza. Poi ciocchi e rami divampano,
e la notte col suo tepore sarà per noi splendida festa.
Solerte di prima mattina lascerà il giaciglio d’amore
per suscitare di nuovo, rapida, fiamme dalla cenere.
A lei, lusingatrice, più che ad altre, Amore il dono concesse
di svegliare la gioia che non era ancora cenere quieta.
Traduzione di Roberto Fertonani
da Elegie romane, Oscar Mondadori, 1979
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