lunedì 27 marzo 2017

Alberto Manzoli

MONOLOGO DI GIACOMO CASANOVA

I ragazzi che si baciano in strada
gettano ombre lunghe attorno attorno,
come se fossero di luce e d’aria
e il mondo, e tutto ciò che non è loro,
una matassa oscura e rassegnata.
Bisognerebbe potere morire,
quando si è così esausti e felici,
e a conti fatti, e fatto l’appello,
non mancherebbe niente alla tua vita,
se non le arti in cui eccellono i vecchi:
vuoto rimpianto, maldicenza e invidia
spacciate per saggezza a buon mercato.
Me ne frego della saggezza, la mia
e quella di chiunque altro, taccia,
lasci parlare i cuori balbettanti
che scrivono scemenze sopra i muri,
e in quel confuso delirio ritrovi
la verità che non fu mai trovata,
quella che rinneghiamo appena svegli.

Io delle donne ho amato solo il corpo,
e il sogno che ti accendono nel cuore;
il resto è inconoscibile palude,
ad altri la scienza di navigarla.
Ho amato il mio sogno, semplice e buono,
e a quel fachiro trafitto di chiodi,
ai goffi cieli di stucco e agli sgorbi
appesi nelle chiese ho preferito
lo sconfinato oriente della carne,
il nodo stretto in cui muori e rinasci
come il serpente quando cambia pelle.
Mille mani di donna hanno cucito
per me la più splendida delle vesti,
e io come un sovrano l’ho portata,
con cuore incredulo e riconoscente.
Ma se la giovinezza è solo questo,
perenne amare i sensi e non pentirsi,
i ragazzi che si baciano in strada
mi tengano come uno di loro,
anche se mi vergogno, e mi allontano
per non dare fastidio, silenzioso,
col bastone che batte il mio passo,
e il pentolino del latte che suona.


(inedita)

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