IL GIORNO IN CUI S'ERA SENTITO MALE
Il
giorno in cui s’era sentito male
aveva
attraversato il pomeriggio
succo
d’arancia la tovaglia a righe
un
senso come intero di bellezza
passata
(dunque finisce così la
bellezza,
con la rassegnazione)
le
voci incidevano il silenzio
non
gl’importava niente non le amava
più,
pensò che se fosse giunta notte
non
l’avrebbe ostacolata piuttosto
coccolata
anche se con freddezza
poi
vide il seno affacciato al décolleté
un tremolio sull’onda dei passi
e
ne invidiò le ghiandole obbedienti
-
avesse avuto una morbidezza
simile
nascosta dentro, magari
nei
gesti, negli sguardi, attorno agli occhi
o
nei pensieri nelle decisioni -
avesse
concordato con chiarezza
un
modo per concludere l’impresa:
poche
parole e tutte di peso
pochi
silenzi senza impressionare
ma
che importanza poteva mai avere
(il
corpo estraniato dal dolore
gli
parve un movimento di nemici
e
non si rese conto che si arrese).
(inedita)
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