mercoledì 27 febbraio 2019

Wallace Stevens

UNA SERA QUALUNQUE A NEW HAVEN 

IV

La semplicità delle cose semplici è selvaggia,
Come: l’estrema semplicità d’un uomo che ha combattuto
Contro l’illusione ed è stato, nel grande stridio

Di denti ringhiosi, e cadute a notte, sopraffatto
Dagli obesi oppiacei del sonno. Uomini semplici in semplici                                                                                   paesi
Non sono precisi riguardo la soddisfazione che richiedono.

Sanno soltanto che un appagamento selvaggio urla
Con voce selvaggia; e in quell’urlo si sentono
Trasportati, ammutoliti e confortati

In una selvaggia e sottile e semplice armonia,
Un accoppiamento di accordi a sorpresa,
Una corrispondenza al più divino antagonista.

Così dal casto inverno viene la primavera lasciva.
Così, dopo l’estate, nell’aria autunnale,
Viene il freddo volume di spettri dimenticati,

Ma dolcemente, con strumenti piacevoli,
Così che questo freddo, la favola infantile del gelo,
Assomiglia allo sfavillio del caldo romanzato.



da Aurore d’autunno, Adelphi 2014

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