lunedì 11 gennaio 2016

Gabriella Sica

da FRACTIO PANIS 
(L’età del pane spezzato)

*
mi manca nella tua casa un balcone
potrei piantare edere tremanti
che scenderebbero ora a primavera
giù nel tuo studio sotterraneo
dove stai come nell’Ade ogni giorno
potresti rinverdire salire alla luce

*
Con implacabile e gelida lima
hai rasato con cura i fiori gli sparsi
desideri e ogni pretesa di rima.
Stremata abbracciata alla sorte
mi hai insegnato come ritrarmi
e come sarà un bel giorno la morte.

*
Didone abbandonata e Sylvia con i figli!
fiere stremate per selve e mari
spose della morte e dei bianchi gigli
(oh pietre scartate pietre angolari!)
hanno buttato giù la casa e la vita.
Tombe da cui risorgere e non ferita...

*
piano piano ci stiamo trasformando
tu Ulisse il colosso il padre che non c’è
il fantasma che nella famiglia scava
io figura piegata da sposa a ostaggio
o Antigone incatenata ai morti
il tempo sfigura chi non si guarda

*
non guerra ma pace in piazza chiedi
tu che m’hai dato questa lunga guerra
(o la guerra è in noi?) ma tu vedi? vedi
quando noi emigrati dal paradiso
noi quattro in cielo e niente di reciso
quando risponderà la terra al cielo

da Le lacrime delle cose, Moretti & Vitali, 2009

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