venerdì 15 gennaio 2016

William Shakespeare

SONETTO XXIII


Come un attore inesperto che in scena
dimentica la parte per paura,
o un infuriato traboccante d’ira
a cui per troppa rabbia manca il cuore,
così io sfiduciato dimentico i precisi
cerimoniali della corte d’amore,
per eccesso d’amore indebolito
di quest’amore mi schiaccia la forza.
Nunzi muti del mio parlante petto,
questi fogli siano allora l’eloquenza
che amore supplica e spera ricompensa
più della lingua che di più più disse.
Oh, leggi quel che amore silenzioso scrisse:
con gli occhi ascolta chi l’amore intende.

Traduzione di Francesco Dalessandro

da Ladro gentile, Il Labirinto, 2014


Questo è il primo dei 42 sonetti di Shakespeare che Giuseppe Tomasi di Lampedusa giudicava "fra i massimi che mano umana abbia scritto" e che ho tradotto e raccolto in Ladro gentile. Venerdì prossimo, il 22, al circolo Aleph, in vicolo del Bologna 72, alle 17.30, ne parleranno con me i poeti Silvia Bre e Domenico Adriano. Chiunque voglia partecipare sarà il benvenuto. 


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