SONETTO XXX
Quando
all’appello del dolce, silente pensiero
cito
la memoria delle cose passate,
sospiro
la mancanza di molte già sospirate
e
con vecchie pene di nuovo lamento lo spreco
del
tempo prezioso; per gli amici più cari
nascosti
nell’interminabile notte della morte
si
gonfiano gli occhi, non avvezzi a lacrimare,
ripiango
pene d’amore da tempo esaurite
e
lamento il dispendio di visioni svanite;
mi
affliggono danni passati e dolore su dolore
stancamente
ripeto l’infelice resoconto
di
dolenti lagnanze già scontate che risconto.
Ma
se, caro amico, in quel mentre ti penso
le
perdite sono rimesse, la pena più non sento.
Traduzione di Francesco Dalessandro
da Ladro gentile, Il Labirinto, 2014
Ricordo che Ladro gentile - traduzione dei 42 sonetti scespiriani scelti da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che li giudicava "fra i massimi che mano umana abbia scritto" - si presenta oggi pomeriggio alle 17.30, all'Aleph, in vicolo del Bologna 72. Ne parleranno con me i poeti Silvia Bre e Domenico Adriano.
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