venerdì 22 gennaio 2016

William Shakespeare

SONETTO XXX

Quando all’appello del dolce, silente pensiero
cito la memoria delle cose passate,
sospiro la mancanza di molte già sospirate
e con vecchie pene di nuovo lamento lo spreco
del tempo prezioso; per gli amici più cari
nascosti nell’interminabile notte della morte
si gonfiano gli occhi, non avvezzi a lacrimare,
ripiango pene d’amore da tempo esaurite
e lamento il dispendio di visioni svanite;
mi affliggono danni passati e dolore su dolore
stancamente ripeto l’infelice resoconto
di dolenti lagnanze già scontate che risconto.
Ma se, caro amico, in quel mentre ti penso
le perdite sono rimesse, la pena più non sento.


Traduzione di Francesco Dalessandro

da Ladro gentile, Il Labirinto, 2014


Ricordo che Ladro gentile - traduzione dei 42 sonetti scespiriani scelti da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che li giudicava "fra i massimi che mano umana abbia scritto" - si presenta oggi pomeriggio alle 17.30, all'Aleph, in vicolo del Bologna 72. Ne parleranno con me i poeti Silvia Bre e Domenico Adriano.  

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