L’ASSENZA
Un
bacio. Ed è lungi. Dispare
giù
in fondo, là dove si perde
la
strada boschiva che pare
un
gran corridoio nel verde.
Risalgo
qui dove dianzi
vestiva
il bell’abito grigio:
rivedo
l’uncino, i romanzi
ed
ogni sottile vestigio…
Mi
piego al balcone. Abbandono
la
gota sopra la ringhiera.
E
non sono triste. Non sono
più
triste. Ritorna stasera.
E
intanto declina l’estate.
E
sopra un geranio vermiglio,
fremendo
le ali caudate
si
libra un enorme Papilio…
L’azzurro
infinito del giorno
è
come una seta ben tesa;
ma
sulla serena distesa
la
luna già pensa al ritorno.
Lo
stagno risplende. Si tace
la
rana. Ma guizza un bagliore
d’acceso
smeraldo, di brace
azzurra: il martin pescatore.
E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il
giardino…
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino...
Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani…
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