lunedì 28 agosto 2017

Eloy Sánchez Rosillo

DA CÉSAR FRANCK AD AUGUSTA HOLMÈS  
(Quintetto per piano in Fa minore)
                                                          
                                                         
1
(Molto moderato quasi lento – Allegro)

Quando più non speravo che qualcosa turbasse
la quiete ordinata che scelsi per la vita,
tu apparisti, e d’un tratto tutta la pace che poco per volta
pazientemente avevo conquistata se ne fuggì da me:
una vivida fiamma mi abita adesso l’anima.

Tu forse non comprendi cosa vuol dire questo per un uomo
che è stato sempre, come me, davvero molto solo
a dispetto di pochi amici, della loro fedele compagnia,
e della lunga gioia coniugale che mi ha dato mia moglie.

È come se d’un tratto nella desolazione
di un albero ancorato nell’inverno cantasse
un usignolo e i rami nudi sotto l’influsso della musica
la grazia ricordassero del verde.


2
(Lento, con molto sentimento)

La vita per me è stata un cammino assai duro
di fallimenti ai quali non piegai mai lo spirito,
perché ho sempre saputo che l’artista che lavora
con onestà al servizio del Signore e dell’opera
rare volte riceve l’attenzione della gente
del suo tempo; attenzione stimolante,
ma in fin dei conti all’arte innecessaria.

Sotto queste alte volte della chiesa è trascorsa
la parte più feconda e bella dei miei giorni:
cera ed incenso con i loro odori, nelle cerimonie
sacre, i brusii devoti dei fedeli in preghiera,
sempre mi accompagnarono, mentre io cercavo,
seduto qui nel coro, alla tastiera docile
di quest’organo amico, d’esprimere nel modo
migliore l’inquietudine che mi serrava il petto.

Sono stato felice, in certo modo, perché accettai
con umiltà il fluire quasi anonimo
del destino, sebbene a volte scoramento e noia
mi venissero accanto.

3
(Allegro non troppo, ma con fuoco)

                                           Ma oggi so che la gioia
fu solo l’ignoranza del tuo arrivo in un giorno
qualunque, che è bastata la tua sola presenza
a distruggere la pace ottenuta con sforzo.
Come negarmi alla dolcezza con la quale mi guardi,
al riso così libero, al fulgore che t’avvolge,
alla luce che brilla sul tuo labbro quando mi chiami.

Io non so, non lo so, ma benedico questa follia
che mi scuote lo spirito e mi riempie di sole se ti vedo.
Ringrazio Dio per averti creata, per averti concesso
di venire ad un tratto a cambiarmi la vita;
perché ormai io non sono più lo stesso, benché agli occhi
di tutti sia quello di sempre e nessuno, nessuno sappia
che penso solo a te, che ti amo e che per te è la mia musica.

Traduzione di Francesco Dalessandro


da Hilo de oro, Antología poética, 1974-2011, Catedra, 2014


                                           
https://www.youtube.com/watch?v=UPuRosNmLfE 

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