mercoledì 18 dicembre 2019

Barbara Carle

ANTIGONE CANADENSIS

Girano i paleartici migranti.
Ripercorrono spazi sovrumani.
Volano tra confini planetari.
Gorgogliano il loro incomparabile
verso, un vocalizzare
di trilli melodiosi. Il fluido
vibrare sale dolcemente.
La frase dura, ruzzola a spirale.
Tutto il cielo emette la loro musica.
Ritornano ancora in forma di V
approdano in autunno al delta
millenario, alla pianura fertile.

I contorni sono chiari eleganti.
Atterrati però sempre elevati
le penne remiganti ripiegate
la coda timone rivolta al basso
il piumaggio sontuoso compatto.
Le zampe allungate grigio perla
sono esili ma ultra resistenti.
Il lungo collo flessuoso ondeggia.
La testa è incoronata di rosso
gli occhi ambrati accesi dalle guance
bianche, il becco appuntito è tozzo
se pensiamo alla cicogna o all’airone.

Dispiegano le ali cinerine
striate di viola bianco blu ocra.
Ogni mossa è leggera aerea
mentre saltellano nella palude
in mezzo alle canne innalzate al sole.
Duellano danzando i trampolieri.
Si spruzzano guazzano balzano
in aria, precipitano sull’acqua.
Decollano da quel suolo liquido.


da Forse un altrove. Ipotesi di viaggio attraverso la poesia
antologia di prossima pubblicazione presso “Il Labirinto”

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