lunedì 13 gennaio 2020

Francesco Dalessandro

DIVERGENZE

                                 Credetemi, non esistono connessioni, non
         esistono esperienze cui potersi riferire.
                                                      Lars Gustafsson



1. 

Il mese d’ottobre ha un aspetto
pungente di baionetta
ha la voce di uno shrapnel...
lungo le strade
la tramontana s’accanisce contro i vetri
bianchi come le pagine d’un libro di storia
dove mai nessuno
ha imparato qualcosa

      il sole lo colse ancora sveglio
      col capo nella Vita di Milarepa
      avvicinandosi al finestrone della soffitta guardò
      la città soffocata dal sonno
      mentre l’alba
      si faceva luce a gomitate
      s’udiva per le strade
      l’ululato degli autobus
      che insonnoliti uscivano dai depositi
      mentre un tocco lontano d’orologio
      rompeva il batticuore
      megafono cromato del destino
      una voce premeva dal profondo
      delle primeve vibrazioni d’ignoranza e di dolore

chi sono io
che genero immagini?
      ditemi il nome che ho voluto cancellare!

(il nubifragio s’avvicina spavaldo
cavalcando un ombrello
e il sigillo del settantesimo arcangelo
brilla in quest’alba ferrigna
dal finestrone vedo i
suoi riflessi sulle campane di san Pietro
e un brivido mi scende lungo la schiena
il respiro dell’alba
appanna i vetri e si culla
tra i fili della biancheria
in una vasca di cristallo la soffitta
sale e scende in un ascensore di nebbia
con la finestra spalancata)

      l’anno se n’è andato
l’intera giovinezza è passata in fretta
forse gli anni migliori della vita

quale strada rimasta inesplorata?
quali viaggi viaggiare a primavera?

per anni l’alba ci ha sorpresi
ai facili rimpianti

la verità
l’inutile opinione che abbiamo
delle tracce
e dei sentito dire dei sospetti

maturati dal trascorrere degli anni
sedendoci all’aperto
con un foglio stropicciato di giornale sotto il braccio
conteremo con stupore i nidi nuovi
o le tracce di quelli che il vento
ha strappati, di quelli
fracassati dai colpi delle fionde


(segue)




Nota. Questo poemetto in tre parti uscì sul Quaderno n. 5 di “Discorso diretto” del 1983; era stato scritto nel decennio precedente e ritoccato in occasione della pubblicazione: risale dunque alla mia giovinezza, reale e poetica. 
Avendolo letto e apprezzato, un’amica e brava poetessa mi ha chiesto di recente perché non lo ripubblicassi. Ho deciso di accontentarla, facendolo qui, durante questa settimana. 

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