NOTTURNO
Stasera Venere canta da sola
piume cadenti tremano come seta
come il vestito di un fantasma a più facce
sagome d'ali tagliano un cielo di latte.
I gabbiani s'apprestano a trasformarsi in pietre
cercando loro mi persi oltre la traccia
in boschi che son miei e della mia ignoranza
dove giriamo insieme, sulle mani o in ginocchio
e insieme passeggiamo nell'atmosfera pallida
di una bella serata, amata oltre ogni cosa.
Pure, questa serata resta la mia prigione
con sbirri che scintillano sporgendosi dagli alberi.
Traduzione di Francesco Vizioli
da L'urlo del mare e il buio, Guanda, 1972
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