Ballata
I
Cosa ti affligge, cavaliere in armi,
Che qui indugi, pallido e solo?
In riva al lago il giunco è secco
E non cantano uccelli in volo.
II
Cosa ti affligge, cavaliere in armi,
Così smunto, così sconvolto?
Lo scoiattolo ha pieno il granaio,
È già ammassato il raccolto.
III
Vedo un giglio sulla tua fronte
Da un’angoscia febbrile imperlata,
Sulle guance una rosa appassita
Troppo presto sfiorita.
IV
Incontrai sui prati una dama,
Di beltà piena, una figlia di fata,
Capelli lunghi, passo leggero,
E due occhi di sparviero.
Feci
un serto per la sua fronte,
Bracciale
e cinta profumata;
Mi guardò innamorata.
VI
Sul destriero al passo la portai,
E nient’altro quel dì guardai,
Ché contro me reclina cantava
Una canzone fatata.
VII
Per me trovò dolci radici,
Miele selvatico e manna rugiada,
Con lingua strana certo mi disse –
«Sono davvero innamorata».
VIII
Mi condusse nella sua grotta,
Là sospirò e si sciolse nel pianto,
Là i ferini suoi occhi selvaggi
Sigillai con quattro baci.
IX
Là mi cullò finché non dormii
E – me misero! – sognai
Il mio ultimo sogno, sognato
Sul pendio del colle ghiacciato.
X
Là, re e principi vidi, e guerrieri
– E su tutti un pallore di morte –
Che mi gridavano «La belle dame
Sans merci ti stringe forte».
XI
Nella sera labbra orride e vuote
Vidi ammonirmi spalancate
E mi svegliai, mi trovai gettato
Sul pendio del colle ghiacciato.
XII
Ecco perché io qui dimoro
Ed indugio, pallido e solo:
In riva al lago il giunco è ormai secco
E non cantano uccelli in volo.
Traduzione di Francesco Dalessandro
da Fammi lezione, Musa, Contatti, 2021
Il libro verrà presentato, da me e da Massimo Morasso, domani 30 settembre, nell'ambito di PAROLE SPALANCATE, 27° Festival di Poesia di Genova, Palazzo Ducale, Sala del Munizioniere.
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