FORZA MAGGIORE
I
Nella camera c’è il cubo, è piccolo
bianco e poi cresce e prende tutte le pareti
e quando mi assume nel suo buco
penso come se nessuno saprà che sono qui,
e non è strano: un desiderio grande di rinuncia,
interni invernali, i sonniferi
e i fuochi – a questo letto mi trattiene una luna,
una forza maggiore
II
(Quando ti stendi in diagonale sul letto
da lì si schiaccia tutto sul fondo,
e lo spigolo del muro è una linea
che divide due quadrati). L’esperienza del buio
si fa in orizzontale, e il tempo funziona
come prima: lui passa e tu conti.
III
Dormo solo se proprio non ti muovi,
o non mi lasci la mano (ora ad esempio
mi piacerebbe che tu dicessi una cosa vera
o la tua voce mi rassicurasse, mi indicasse
la porta da cui uscire, la strada
in cui correre, le persone nelle righe
da scomporre nel sorpasso).
IV
La mattina rifarsi sempre il letto
e prendere la decisione di dormire spesso
durante il giorno, per non restare troppe ore
esposta al dialogo. (Giacere in forma di cubo
che dilata nella stanza, quando la serranda è tutta calata
e dall’altra parte c’è un sole).
Il cubo è nero e si spalanca, mi prende con lui
mi bacia la testa. Lo chiamo come viene:
sedimento, scoria, amico gentile.
da La casa e fuori, Lietocolle, 2019
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