IL POETA
Prende la gloria dall’oro
per consacrare la polvere,
tende l’orecchio alle labbra delle nuvole,
canta il canto che gli cantarono
e la sua fronte si immerge
nell’ambra che i serafini
tennero e ancora tengono per lui.
Così chiuse in sé stesse le nostre vite, così silenziose
che non vediamo né bene né male –
un mondo morto, da quando noi stessi siamo morti.
Finché parla lui, il maestro, ed ecco!
il morto mondo è dissolto,
strani venti, nuovi cieli e fiumi scorrono
dalla collina, illuminati.
Traduzione di Francesco Dalessandro
Nessun commento:
Posta un commento