LETTERA
Se
nel ventre scenderai
della città infinita,
procurati la confidenza
di qualcuno di quelli
che chiamano cristiani,
guardalo intenso negli occhi
stupiscilo di gioia.
Mi dicono che è gente
indifferente alla vita,
che le muse disprezza
e a un luminoso marmo
che ci raffiguri per sempre
preferisce la notte
inestinguibile dei sensi.
Gente è ancora, mi dicono,
che come folle attende
un di là in cui guariti
del male di esistere,
in estasi si contempli
la maestà di un iddio
unico, solo. E immenso
lo disegnano, mentre
con gesto ignoto l'aria
divide o scaccia la luce,
minaccia o forse accarezza.
È difficile capire per noi
che non siamo sottili
ma dominiamo il mondo.
da Molti
dei, S. Marco dei Giustiniani, Genova, 1983
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