mercoledì 26 gennaio 2011

Jude Stéfan

COME LA MADRE IL SUO BAMBINO 




Come la madre il suo bambino così
io ti spoglio ma molto lentamente.  
Messe a nudo le braccia le bacio del tuo
petto scoperto in riverenza; cadono
quindi la gonna e le sue gale
alle tue gambe adorate fedeli. Allora
io spargo i tuoi capelli tu liberi
la gola sfilandomi fibbie e anelli
per una carne più pura con le tue fini
dita premi i miei occhi indociliti.
Se giaci se guerreggi a turno muti
e gementi alla messa dei corpi ci comunichiamo
con l’ostia delle lingue e delle labbra


Traduzione di Gianfranco Palmery
da Alma Diana, Il Labirinto, 2000


3 commenti:

  1. Forse ho un problema di comprensione, per favore ragguagliatemi. Non trovo più né il bambino né sua madre dopo la quarta riga: la voce parlante porta fibbie e annelli che il "tu" a chi si rivolge le sfila - essa sembra dunque essere certamente femminile, ma non appartenente ad una madre in procinto di cambiare i pannolini al proprio bébé; infatti, anche il "tu" in questione porta una gonna, perdipiù con le gale, che cadono alle sue gambe. Per cui l'azione sembra svolgersi fra due donne. Ora, che un rapporto lesbico possa comprendere tali dimensioni di dolcezza, non sembra affatto strano. Ma come mai il testo non rimane più fedele allo specifico del titolo? Oppure sono il titolo e la prima riga volutamente "fuorvianti"?

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  2. Caro F, ti rispondo attraverso il blog (sennò che blog è?!). Grazie per l'elucidazione. In effetti, la poesia non pone problemi d'interpretazione se si ammette che anche un uomo possa immedesimarsi in una mamma, portare ornamenti alle dita e al collo ecc. Però, allora mi viene comunque da domandare, perché privileggiare una interpretazione eterosessuale? Se il lettore è incoraggiato a riflettere che anche gli uomini hanno spesso indossato anelli e collane, allora dovrebbe continuare con tale tipo di ragionamento e aggiungere che, in certi posti (India, Scozia, paesi musulmani, ecc), essi portano pure le gonne. Non vorrei apparire polemico, mi sembra soltanto che la poesia sia un po' ambigua rispetto al sesso dei personaggi (fatto non molto importante, dopo tutto). Tuo, N.

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  3. Caro Luigi,
    all'inizio della poesia (che non ha titolo: nel blog c'è il primo verso a far da titolo, ma non mi pare fuorviante) c'è una similitudine: l'uomo - perché di un uomo si tratta: anche gli uomini possono avere fibbie e anelli, no? - dice alla donna che la spoglierebbe molto lentamente, come fa una mamma col suo bambino (quando deve cambiarlo, per esempio). Insomma sono due che si stanno spogliando a vicenda, in piedi, per poi cadere sul letto ecc. ecc.

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