Questa
settimana, tre poesie di Masha Kaléko (1907-1975). Tre poesie sullo svanire dell’amore,
dopotutto. Tre poesie di un’agghiacciante amarezza (mascherata dal garbo e dall’ironia)
che sfiora il cinismo. Tre poesie che trovo terribili, perciò, a loro modo,
impareggiabili davvero.
AMORE NELLA GRANDE
CITTÀ
Ci si conosce
così, di sfuggita, da qualche parte,
e prima o poi ci
si dà un appuntamento,
qualcosa di
indefinito
spinge a non
separarsi più.
Durante il secondo
gelato al lampone si arriva al “tu”.
Ci si affeziona e
nel grigiore dei giorni
Già si profila la
luminosità di liete ore serali.
Si condividono
ansie quotidiane, seccature
E anche la gioia
di aumenti salariali,
… al resto
provvede il telefono.
Ci si incontra nel
trambusto di vie metropolitane.
Non a casa: nella
stanza mobiliata.
– Nel caos del
frastuono e dello sfrecciare di auto
– lontani dal
cicaleccio di pettegole e malelingue,
si va in due,
tranquilli e svagati.
Di tanto in tanto
ci si bacia su panchine solitarie
– oppure su un
sandolino.
L’erotismo va
limitato alla domenica.
… A chi viene in
mente di pensare al futuro?
Si parla con pragmatismo
e si arrossisce di rado.
Non ci si fa dono
di rose e di narcisi
e non si mandano messaggeri
in casa.
– Poi, sazi di
baci e delle gite di fine settimana,
ci si spedisce con
la posta del Reich,
in stile
stenografico, una sola parolina: “fine”!
Traduzione di Gio Batta Bucciol
Da “Poesia”, Anno
XXXI, Ottobre 2015, n. 341
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