mercoledì 16 gennaio 2019

Masha Kaléko


Questa settimana, tre poesie di Masha Kaléko (1907-1975). Tre poesie sullo svanire dell’amore, dopotutto. Tre poesie di un’agghiacciante amarezza (mascherata dal garbo e dall’ironia) che sfiora il cinismo. Tre poesie che trovo terribili, perciò, a loro modo, impareggiabili davvero.



ADDIO

Te ne sei andato. Col treno delle nove e sette.
Non ti ho trattenuto. E ora mi dispiace.
– Di te è rimasto soltanto
qualche foto e la solitudine.

Sento ancora in lontananza fischiare il diretto.
Tra un paio d’ore arriverai a Polzin.
Mi hai lasciata sola nella grande Berlino.
Ora andrò vagando per strade rumorose,

scontenta tornerò poi nella stanza ammobiliata
che per trenta marchi è la mia casa,
attenderò il saluto di una tua lettera
e di sera guarderò talvolta verso la porta.

… Mi rendo conto. Lo so. Mi mancherà
non trovarti alle sei davanti alla stazione.
– A chi dirò quel che è successo nella giornata,
a chi confiderò i fastidi dell’ufficio?

Ora che sei partito, vedo tutto offuscato.
L’avessi sospettato, non ti avrei lasciato andare.
Quel che ci manca sembra sempre bello.
Da cosa dipende… È forse amore?

Come piove oggi! Vien quasi da pensare
che il termometro scenda con l’umore.
La signora Meilich ha chiuso il riscaldamento.
E da qualche parte in casa sbattono le porte.

Ora sto seduta nella mia stanza senza di te
e tutta sola bevo il caffè allungato.
– Lo so: d’ora in poi sarà così, qualche volta.
Molto spesso, forse… Oppure: per sempre.

Traduzione di Gio Batta Bucciol

Da “Poesia”, Anno XXXI, Ottobre 2015, n. 341


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