Questa
settimana, tre poesie di Masha Kaléko (1907-1975). Tre poesie sullo svanire dell’amore,
dopotutto. Tre poesie di un’agghiacciante amarezza (mascherata dal garbo e dall’ironia)
che sfiora il cinismo. Tre poesie che trovo terribili, perciò, a loro modo,
impareggiabili davvero.
ADDIO
Te ne sei andato.
Col treno delle nove e sette.
Non ti ho
trattenuto. E ora mi dispiace.
– Di te è rimasto
soltanto
qualche foto e la
solitudine.
Sento ancora in
lontananza fischiare il diretto.
Tra un paio d’ore
arriverai a Polzin.
Mi hai lasciata
sola nella grande Berlino.
Ora andrò vagando
per strade rumorose,
scontenta tornerò
poi nella stanza ammobiliata
che per trenta
marchi è la mia casa,
attenderò il
saluto di una tua lettera
e di sera guarderò
talvolta verso la porta.
… Mi rendo conto.
Lo so. Mi mancherà
non trovarti alle
sei davanti alla stazione.
– A chi dirò quel
che è successo nella giornata,
a chi confiderò i
fastidi dell’ufficio?
Ora che sei
partito, vedo tutto offuscato.
L’avessi
sospettato, non ti avrei lasciato andare.
Quel che ci manca
sembra sempre bello.
Da cosa dipende… È
forse amore?
Come piove oggi!
Vien quasi da pensare
che il termometro
scenda con l’umore.
La signora Meilich
ha chiuso il riscaldamento.
E da qualche parte
in casa sbattono le porte.
Ora sto seduta
nella mia stanza senza di te
e tutta sola bevo
il caffè allungato.
– Lo so: d’ora in
poi sarà così, qualche volta.
Molto spesso,
forse… Oppure: per sempre.
Traduzione di Gio Batta Bucciol
Da “Poesia”, Anno
XXXI, Ottobre 2015, n. 341
Nessun commento:
Posta un commento