UN GLOBO DI FUOCO
Poco ho perduto, il senso dell'attesa,
l'incanto sotto l'altissima torre,
ma ho perduto tutto se il tuo sguardo
di lontano non scorge ch'io ti guardo
come un dardo che perda il suo traguardo.
La vita non si è arresa: in essa ardo
nella lenta distesa di ogni assenza:
tutto è presente, rea confessa, in essa
sotto le lunghe ciglia in cui il tuo occhio
nero annuncia che non vi è alcun ritardo.
Luceva in cielo un globo roteante
di fuoco. Era quel dardo vagabondo
che se ignora il traguardo e oltrepassa
ogni limite, trova che esiste,
come una spora, il luogo in cui consistere.
E forse è bene se qualcuno ignora
ciò che forse è infine inconoscibile,
e attende impaziente l'inattendibile,
se è vero che ciò che non sappiamo
aumenta il raggio dello stesso scibile.
Da quel globo gocce di fuoco cadono
davanti ai passi che si avvicinavano.
Era una sconosciuta, o tu, l'attesa?
Ma so che fu così che seguitò
l'enigma che ignora la sua resa.
29 dicembre '95
da Tra splendore e incandescenza, Pezzini Editore, 1996
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