CANTO XLIX
Per i sette laghi, e di nessuno questi versi:
Fiume in secca; piove; un viaggio,
Lampi di nuvole diaccie, nel crepuscolo piove a dirotto
Una sola lanterma sotto il trave della capanna.
Roridi i giunchi; curvi;
E i bambù sussurrano pianto.
Luna d’autunno; intorno ai laghi al tramonto
si stagliano i colli
La sera è un sipario di nubi,
sfoca l’increspatura d’onda denticolata
dai lunghi lanceoli di cinnamomo,
fredda musica di canne.
D’oltre colle il vento porta
lo scampanellìo del monaco.
Una vela passò di qui in aprile, forse ripassa in autunno
Lenta si fonde la barca nell’argento;
Sul fiume solo il sole abbaglia.
Dove nel tramonto avvampa una vela vinacea
Qualche comignolo fuma nella luce bieca
Neve fiocca sul fiume
E un mondo è smaltato di giada
La giunca come lampada ondeggia,
Si agghiacciano i rivi. E a San Yin
regna il dolce far niente.
Oche selvatiche planano sulle sirte,
Nuvole accerchiani la finestrella
Distesa d’acqua; si diradano le oche bnell’autunno
Le cornacchie gracidano sulle lampàre,
Una luce percorre l’orizzonte a nord;
dove i ragazzi pungono sassi per i gamberi.
Nel millesettecento giunsero i Tsing tra questi laghi di
collina.
Una luce percorre l’orizzonte a sud.
[ . . . ]
Traduzione di Mary de Rachewiltz
da I Cantos, Meridiani Mondadori, 1985
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