Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé.
Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.
(Questa è una storia in cui l’eroe, già dal primo capitolo, è irrimediabilmente
perduto. Poiché nelle pagine che seguono vengono comunque prese in
considerazione le sue possibilità di salvezza, insorge un’incongruenza,
Tale incongruenza è giustificata, non
soltanto intenzionale.)
Traduzione
di Vincenzo Nardella
Da
L’autentica storia del signor Arenander, Bompiani, 1972
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