VERSI PER M.
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core
e destaste la mente che dormia.
(Guido Cavalcanti)
Che adesso, a
pensarci, non era
più possibile vivere
in attesa di vivere.
Che la notte non sogno
più le folli
scalate al settimo
piano, la sconfitta
immancabile scandita
dall’urlo delle sirene.
Che la poesia è un
gioco sottile dell’intelligenza,
non dolore rappreso in
sparsi suoni
o testamento a futura
memoria.
Che l’orizzonte, ho
scoperto, è lontano
soltanto se lo guardi
nel rovescio del cannocchiale.
Che le porte non hanno
serrature.
Che ogni serratura ha
la sua chiave.
1.
Al sogno che voleva rapirmi, nessuno
potrà resistere, io meno degli altri,
all’invenzione dei giorni impalpabili.
Niente nessuno in nessun luogo mai
potrà accorciare la debita distanza
fra ciò che marcisce e la linea ricurva
che segna l’orizzonte, l’immarcescibile
rosa, il giallo tulipano, o il mughetto.
2.
Perché la storia, intanto che parli,
non sia acqua di pozzo, unghie
laccate o cipria, vagito di neonato,
intanto che tu parli e racconti.
Purché tu parli, purché la storia
che ti preme narrare sia la stessa
che io voglio ascoltare in silenzio.
Del bosco che sotto gli abeti
ha partorito grano, per miracolo.
Della donna cha incantata vi canta.
3.
Dove lavora il tarlo, le foglie
si colorano di verde, lo spessore
dei giorni sviluppa il filo del presente:
ingigantisce l’amore, inorgoglisce.
4.
Mentre tu fai amicizia con la gioia,
stipuli patti con la felicità,
sei certa che proprio questo era il sogno.
5.
In ogni modo il mare non potrebbe
con aria sicura rispondere alle mie
richieste, neppure il sole impegnato
a giocare la sua partita a scacchi
con le nuvole.
Provaci tu, se
puoi,
sostituisciti al mare, al sole di giugno,
non gridare sconnessi rimproveri a chi
era venuto per spiegarti dove…
Nel momento che la quiete sopraggiunge
a cavallo di un refolo, si placa
in esercizi d’equilibrio il delirio.
Come Burljuk che disegnava grattacieli
e donne con tre seni, e Kamenskij
che con pezzi di carta di vario colore
paziente preparava uccelli del paradiso.
6.
E io per meritarti, io
non faccio niente di così difficile:
mi alleno a meritarti, a dosi
giornaliere.
7.
La mia voce appassisce come un fiore
per troppo tempo lasciato senz’acqua
se si recide il cordone ombelicale
che mi lega al prodigio, al tuo miracolo.
8.
Non occorre tu ripari gli occhiali:
puoi vivere anche così,
anche a scatola chiusa,
puoi fidarti alla cieca:
ho buoni occhi, io, per tutti e due.
9.
Al calor bianco dei fatti, muta
la prospettiva della storia, la dimensione
da cui guardare agli eventi, con che
dovizia di prove, il visto per un lungo
viaggio. Le parti convengono la prassi
da adottare, il calendario dei lavori
a ritmo serrato, l’anello si salda su norme
prevedenti un’estrema vigilanza.
È qui, da qui, che ha inizio
la lotta per la non retrocessione.
da Linea di basso ostinato, Il Labirinto, 2024
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