UN VINCOLO
Ragno consolatore, chiamano il
minuscolo
insetto che viene ogni giorno a
visitarti.
Sul tavolo compare dove il volto tra le
mani
dalla finestra osservi un cielo deserto
– ai bordi
striature di nuvole orlature di lontana
minaccia.
Non teme di avvicinarsi sospinto da una
curiosità
che non contempla il rischio,
muovendosi asseconda
il battito delle tue ciglia (le agita
l’inquieta fissità di
una rinuncia) con i cheliceri che tanto
lo assomigliano
a un bambino incanutito. Poi lo noti,
il tuo sguardo
si ravviva – i tuoi chiari occhi da
insonnia o da
lacrime arrossati. Hai l’impressione
che sia lui a
narrare il tuo tempo in silenzioso
naufragio, a guidarlo
verso un approdo. E nell’estrema sua
mobilità condensi
e converta in misterioso rigoglio la
tua pena
Troppo hai già perduto per non provare
una speciale
meraviglia davanti a una vita che a te
remota a te
sembra volersi offrire.
E ora guardati dalla sua insopprimibile
allegria,
induce al vincolo faticoso della
speranza.
(Inedita)
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