CENTINAIA
DI LUCCIOLE
Cielo
ancora viola,
ombre
raccolte
sotto
gli alberi
e
prime
stelle pallide
come
betulle notturne, le lucciole
cominciano:
fin dall’inizio
la
notte appartiene
a
loro.
Il
buio le fa brillare:
dalla
nostra terrazza al riparo
osserviamo
il loro brillio
accentuarsi:
tre, quattro di loro
illuminano
il crepuscolo con
solennità;
dieci o dodici
e
gli occhi si confondono
senza
fine;
e
nella notte più fonda
sono
venti, cinquanta, di più –
un
numero incalcolabile –
eppure
ne continuano
a
venire.
Nessun inverno
supera
il lampo
della
loro tempesta, nessuna primavera
la
sorprendente crescita.
Espandendosi
per
contenerle, la notte si riempie
dei
loro crepitii silenziosi,
centinaia
di lucciole,
ogni
luce intermittente è una piccola offerta
per
attirare un compagno diffidente
nella
congiunta oscurità
della
propagazione…
Perciò
vengono spasimando alle finestre
del
cottage in ordine sparso a illuminare
fiocamente,
in modo inquietante
le
nostre facce, e nient’altro che l’istinto
primordiale
d’ogni creatura all’accoppiamento
erige
costellazioni altrettanto luminose,
e
più vicine di quanto i cieli
non
saranno mai.
Soltanto
guardare,
senza dire nulla,
con
gratitudine,
è
il meglio, è quello di cui
avevamo
bisogno.
Perché stanotte
abbiamo
visto stelle sufficienti
a
mantenerci per un anno
intero
di vita cittadina –
notti
autunnali che si allungano,
alberi
aperti e la rosea
oscurità
dei centri commerciali;
cieli
grigi ad ammassare neve,
e
la luna sulla neve ghiacciata
e
paludosi cieli d’aprile intasati
di
sedimenti … fin quando il silenzioso
trascorrere
dell’estate tra gli alberi
indirizza
anche noi, attratti dalla luce,
verso
un’altra breve stagione di lucciole.
Traduzione
di Aldo Rosselli e Nail Chiodo
da
Between
Leaps – Poems 1972-1985, Oxford
University Press, 1987
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