IL
RISVEGLIO
Il
sonno si smarrisce sulla soglia
trasparente
dell’alba, si risveglia
un
altro giorno al rumore feriale
del
traffico arrembante sulla nera
curva
che falcia il parco dove i cani
si
rincorrono liberi, al frastuono
dei
clacson impazienti, delle voci
invadenti
che imprecano e disturbano
dalla
strada o dal parco, dei richiami
delle
cornacchie tra i rami dei pini,
del
chioccolio della badante slava
che
aiuta la padrona e l’accompagna
in
bagno o che si lava, col contorno
dei
soliti rumori: l’acqua aperta,
il
ticchettio dei suoi tacchi sonori,
il
trillo della sveglia, poi lo squillo
del
telefono, il «pronto!», quel vocio
stridulo,
mentre in alto gli operai
salgono
sui ponteggi, ecco ripreso
il
lavoro, ora penso.
Ma
non apro
ancora
gli occhi, m’avvicino sfioro
il
suo fianco col fianco la sua gamba
con
la mia: basta questo, trascolora
la
notte in un mattino d’esiliata
solitudine
ed ore tutte d’oro
s’annunciano
agli occhi assonnati
se
aprendosi a un sereno senza nubi
e
pioggia avrà il celeste sole e aria
pungente
per accoglierci se uscendo
insieme
andremo per le strade, lenti
i
suoi passi nel fulgore di vetrine
e
specchi (ma che cosa, dio del vento,
sussurrerai
all’orecchio della nube
che
come un bianco otre verserà
lacrime
di dolore o di dispetto
sul
parco sulla strada sul giardino
quando
nel pomeriggio cibo e amore
avremo
consumato e sarà presto
e
sarà tardi per il sonno?).
Intanto
il
traffico si acquieta e dalla strada
tace
il rumore, l’eco delle voci
degli
operai dai ponti s’allontana,
la
donna slava è uscita, nel silenzio
che
piove in casa m’alzo: lei è sveglia
ma
chiusa come un pugno in mezzo al letto
indugia
nel tepore: ha freddo? ha ancora
voglia
di sonno. So quel che dirà
appena
alzata: «no, non ho dormito
neanche
un’ora stanotte, solo all’alba
ho
preso sonno… ma poi quei rumori
feroci,
assurdi!»
L’ansa
di silenzio
s’è
schiusa presto ed è ripreso cupo
l’andare
consueto e assonnato
del
traffico feriale: ah, ma se invece
improduttive
saliranno le ore
di
questo giorno di febbraio freddo
ma
chiaro e lasceranno ansia e salive
arse
nei tuoi pensieri, solo in lei
spera
per la salvezza, solo lei
avrai
che accenda il fuoco nel tuo petto
e
il suo respiro per tenerlo vivo
ancora
e ancora…, penso.
Ora
il mattino
nasce
con questa fede e questo coro
profano
di rumori che accerchia
la
casa e il risveglio mettendo
ansia
nell’aria azzurra che rischiara
dolcemente
la stanza e nei suoi occhi
ancora
chiusi al saluto del giorno.
Da
Ore dorate, Il Labirinto,
2008
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