mercoledì 23 maggio 2012
Eloy Sánchez Rosillo
VERITÀ DI VITA
Ancora torna quel momento immenso,
la fine di una sera di marzo, di una sera
che mi accompagna sempre, quando insieme
– voi due, noi due, noi quattro
uniti in un impulso di concorde
felicità – camminavamo piano
nei giardini di Boboli. La giovane
primavera ci volle offrire in dono
il vero della vita e ciascuno a suo modo
lo respirò e comprese.
Tramontava
già il sole, discendeva dolcemente,
e le spoglie ramate della luce,
ovunque, incerte, facevano il nido
e nel lento smorire allungavano le ombre
dei pini e dei cipressi. Si restrinsero
poco a poco sui rami e l’erba tutti
i merli del tramonto. I loro fischi
s’intrecciavano in aria con le nostre
risate e le parole, uguali a nastri
allegri di vivaci colori, mentre l’acqua
di fontane e canali faceva delicata
un intimo discorso, con leggero
sussurro.
Ma perché di quei bei giorni
di Firenze, soltanto quel momento
ha nella mia memoria un posto unico?
Certo, il cuore riassume in quel passaggio
inestinguibile il tempo della gioia
che possono davvero misurare
non giornate o frammenti di un istante
ma solo intensità ed eternità.
Traduzione di Francesco Dalessandro
(inedita)
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