CAVALLUCCI MARINI
I
Portandomi nelle calde case
aprire lo scrigno marino
dei cavallucci, in quel canto
di porte, interno di povera gente.
Io ti seguivo come il vento
salendo per l’androne antico
ove una rara maiolica riluceva
dei due fratelli.
E bello fu il tuo soprappensiero
di prima, se andare da solo
o insieme portarmi, e il negozio
lasciare incustodito.
Io venni con Francesco. Si affacciò
una signora all’uscio che salutai,
e con cui parlasti.
Su di un disimpegno sempre interno
di fronte all’orto che s’apriva
al piano alto della casa.
II
Dai cavallucci dobbiamo instradare
il disegno, che hanno una diaporia
per noi così faticosa da ricondurre
a mente, parte di noi e di loro,
natura e contro, spirito, e fulmine.
A volte con una mano sola
immersa nel mare azzurro
quei piccoli semi d’argento
quasi possono levarsi
dalle masse oscure dei fratelli
e farsi come uno di loro libero.
E su in alto nell’eremo
è il segno liberatore
che offusca ogni atto del giorno.
da Oggetto e circostanza, Il Labirinto, 2021
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