FELIX RANDAL
Felix Randal il fabbro, allora è morto? tutto compiuto il compito
mio che ne
osservai la tempra d’uomo di forte ossatura e robusta
bellezza
patire, patire fin quando si smarrì la sua ragione
e i quattro
disordini fatali, lì incarnati, tutto si contesero?
Il male lo
spezzò. All’inizio imprecò, insofferente, ma avuta
l’estrema
unzione e il resto si pentì; più puro era il cuore
da mesi, da
quando gli offersi il dolce perdono e il riscatto.
Oh, il
Signore gli doni il riposo, in qualunque modo egli l’offese.
Assisterli,
ci rende gli infermi più cari, e ci rende migliori.
La bocca ti
diede il conforto, il contatto placò le tue lacrime,
le tue
lacrime mi toccarono il cuore, Felix, figliolo, povero Felix Randal;
com’eri
lontano dal pensarlo allora, in quegli anni tumultuosi,
quando
possente fra i tuoi pari alla dura fucina irregolare
forgiavi per
il gran grigio da tiro il suo lucido sandalo battente!
Traduzione di Francesco Dalessandro
da Sonetti terribili, Il Labirinto, 2003
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