A CHE SERVE LA BELLEZZA MORTALE?
A che serve la bellezza mortale /- pericolosa; spinge
il sangue dan-
zante - l’O-suggello-così / del sembiante, forma
slanciata più superba
di quella a cui conduce / l’aria di Purcell? Vedi, fa
questo: scalda
il genio dell’uomo alle cose / che sono; a ciò che
significa bene –
dove un’occhiata domina meglio / di sguardo fisso –
fisso e confuso.
Quei cari ragazzi, freschi umidi frutti / abbattuti da
tempesta di guerra,
un padre, Gregorio, una volta / come avrebbe potuto
spigolarli
da una Roma gremita? A una nazione / Dio offrì la
preziosa occasione
di quel giorno. All’uomo incline / a adorare una
roccia o sterile pietra,
dice la legge: Ama le più degne / cose d’amore,
fossero tutte note;
al mondo le più care, l’intima natura / umana,
raggiante da forma e volto.
Come fare, allora, per incontrare / la bellezza?
Semplicemente incontrarla;
in cuor tuo riconosci il dolce dono / del cielo; poi
lasciala, allontanati.
Sì, ma a tutti, auguratela a tutti / la grazia, la
suprema bellezza di Dio.
(1885)
Traduzione di Francesco Dalessandro
Nessun commento:
Posta un commento