ELEGIA TERZA
V – Contemplazione
Si mostrava folgorante un mondo
più veloce che il tempo della lettera A.
Io sapevo solo questo: che esso esiste,
sebbene la vista dietro le foglie non lo vedesse.
Ricadevo nello stato di uomo
tanto rapidamente che urtavo
il mio proprio corpo, con dolore,
meravigliandomi molto di averlo.
Mi allungavo l’anima da una parte e dall’altra,
per riempire con essa le cavità delle braccia.
Altrettanto la sfera sopra le spalle
e anche tutte le altre forme.
In questo modo mi sforzavo di ricordarmi
il mondo che intesi fulmineamente,
e che mi ha punito gettandomi in questo corpo,
che parla lento.
Ma non potevo ricordare nulla.
Soltanto questo – che ho toccato,
l’Altra cosa, l’Altro, l’Altrove,
che, conosciutomi, mi hanno respinto.
Gravitazione del mio cuore,
che tutti i sensi richiamandoli
sempre indietro. E anche tu,
sciavo dei magneti, pensiero.
Traduzione dal romeno di Claudio Parenti e Fulvio Del
Fabbro
da Undici elegie, Libri Scheiwiller, Milano 1987
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