ARIANNA
Cullata nel
lamento dei venti
un groviglio di
filo tra le mani
tremanti. Non è
così diverso
dal peso di un
monile
d’oro e di grano intessuto
presagio di
eterno
lanciato nella
cupola del cielo
diadema forgiato
da un dio
ora solo frammento
di destino.
La tua colpa con
te, chiuso segreto
del fratello muto,
nel labirinto.
II
Chi sei tu adesso?
Figlia di una
regina, una bambina
tremi alla vista
della tua stessa ombra
forse solo una
donna in attesa di un dio?
In un vigneto in costa a un colle lungo il
mare,
nell’ora lenta che la terra dà il suo
odore?
Un odore rasposo e tenace, tra di fico e
di pino?
Il melograno,
l’uva matura, l’aria che pesa di mosto
tra frutto e
fiore.
Dormi, sulla
spiaggia di Nasso
sei materia sognata
pura ragione, cerchi
un abbandono.
III
Traditi, i voti
sussurrati se ne vanno per mare
tutto cade dal
cuore smemorato.
Così hai seguito
il vento, i ricci scuri, le dolci parole
tu persa nel
soffio che avvolge e solleva.
Ti ha vista, indubbiamente
la testa
reclinata, le braccia nude riparavano il volto
dalle lame di
roccia, invocavi lo sguardo
che accoglie e
riconosce, la schiuma e il mare
ripetevano: - Sola!
- Ripetevano: - Tutto -
E tutto è ancora
poco, è il ritmo incessante del
respiro, onda che
sommerge, spinta che disorienta.
IV
Lui è in arrivo e
giunge ridendo
tra bestie feroci
e baccanti.
Scuotono i
pampini in cima ai tirsi
un fragore simile
al tuono lo accompagna
scioglie le
ginocchia e smemora il pianto.
edita con un'acquaforte per i tipi de "Il ragazzo innocuo" di Luciano Ragozzino
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