mercoledì 25 maggio 2011

Eloy Sánchez Rosillo

RECIDIVA

A volte pretendiamo
riordinare la vita
in un’altra maniera.
Diciamo: “Da oggi, basta,
mai più, così non posso
continuare”. Vorremmo
che niente ci legasse
a quel che siamo stati.
E serriamo le porte
della memoria, andiamo
poco a poco acquisendo
abilità e destrezza
nella difficile arte
della dimenticanza.
Procediamo indecisi
per estranei paesaggi
sconosciuti. Risplende
in cielo un sole raro.

Arriva il giorno, infine,
in cui siamo sicuri
che non siamo già più
quel che eravamo.
                                 Nello
specchio di questa luce
nuova, la nostra immagine,
ha un’aria ben diversa.
Con quanto confidenza
ci diciamo: “Non resta
niente di tutto quello;
ora possiamo nuova-
mente ricominciare”.

Però subito accade
qualcosa d’imprevisto:
una sera di pioggia,
un libro, le parole
di qualcuno che passa,
una musica, un volto,
un albero isolato,
la luna che trascorre
lentamente nel cielo
d’una notte di luglio.
E il caso, con la forza
di ciò ch’è inaspettato,
ci priva molto presto
del sogno d’essere altri.

Che avessimo iniziato
il viaggio non è vero:
svegliandoci, guardiamo
con sorpresa la casa
da dove credevamo
d’esser partiti.
                           E torna
la vita alle sue cose,
alle vecchie abitudini.


Traduzione di Francesco Dalessandro

Eloy Sánchez Rosillo, Las cosas como fueron, Tusquets Editores, 2004



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