RIVOLGENDOSI ALLA PROPRIA ANIMA
Tutte le piante che abbiamo amato
tu e io le vere e le dipinte
che s’inverano nel ricordo e s’abbracciano
mortalmente dai muri reclusi
del Palazzo di Giovanni Rossetti
a quelle affaticate del suo parco –
pini innevati da un lungo inverno
e magnolie stuprate nella carne
bambina e già materna in un’estate
che non può non essere fuggevole –
dobbiamo anima mia onorarle
e salutarle forse per l’ultima volta?
Le vedi allontanarsi in senso opposto
a te che t’allontani da loro e si trascinano stormi
di ospiti invadenti da primavere future
in cori assordanti di figure e canti?
Addio e addio ancora sante piante.
da Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti, 1993
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