AL POCO GIORNO ED AL GRAN CERCHIO D’OMBRA
Al poco giorno ed al gran cerchio d’ombra
son giunto, lasso, ed al bianchir de’ colli
quando si perde lo color ne l’erba;
e ’l mio disio però non cangia il verde,
si è barbato nella dura pietra
che parla e sente come fosse donna.
Similemente questa nova donna
si sta gelata come neve all’ombra;
che non la move se non come pietra
il dolce tempo che riscalda i colli
e che li fa tornar di bianco in verde,
perché·lli cuopre di fioretti e d’erba.
Quand’ell’ha in testa una ghirlanda d’erba
trae della mente nostra ogni altra donna;
perché si mischia il crespo giallo e ’l verde
sì bel, ch’Amor li viene a stare all’ombra,
che m’ha serrato intra piccioli colli
più forte assai che la calcina pietra.
La sua bellezza ha più vertù che pietra,
e ’l colpo suo non può sanar per erba;
ch’i’ son fuggito per piani e per colli
per potere scampar da cotal donna;
e dal suo lume non mi può far ombra
poggio né muro mai né fronda verde.
Io l’h0 veduta già vestita a verde
sì fatta, ch’ell’avrebbe messo in pietra
l’amor ch’i’ porto pur alla sua ombra;
ond’io l’ho chiesta in un bel prato d’erba
innamorata com’anche fu donna,
e chiuso intorno d’altissimi colli.
Ma ben ritorneranno i fiumi a’ colli
prima che questo legno molle e verde
s’infiammi, come suol far bella donna,
di me, che mi torrei dormire in pietra
tutto ’l mio tempo e gir pascendo l’erba,
sol per veder du’ suoi panni fanno ombra.
Quandunque i colli fanno più nera ombra,
sotto un bel verde la giovane donna
la fa sparer come pietra sott’erba.
da Rime, a cura di Domenico De Robertis, Edizioni del Galluzzo, 2005
Nessun commento:
Posta un commento